Molto spesso siamo presenti con il corpo, ma con le dita stiamo chattando con qualcun altro, sempre in un altrove, sempre con qualcuno di diverso da chi è realmente presente in quel momento.
Lo spettacolo si articola in due parti. Una in cui tutto gira attorno ai mezzi tecnologici, con video, riprese, immagini proiettate. Qui la danza è anch’essa bidimensionale, un po’ robotica, sincopata, frettolosa.
Una seconda parte in cui tutto è spento e resta solo il corpo e la relazione fra i due personaggi. La danza si riempe di emozione, di senso, diventa fluida e disarticolata. Avviene un vero incontro e scambio tra i 2 personaggi, lontani da maschere, foto profilo e emoticons.
La tecnologia ci porta sempre in un altrove lontano da noi, riuscire a “far atterrare” i ragazzi e le ragazze dentro sé stessi, lavorando sulla consapevolezza del proprio corpo è il primo obiettivo del laboratorio proposto.
Usiamo i mezzi tecnologici per avvicinare un pubblico spesso distante dal mondo del teatro, quello degli adolescenti, per far giungere a loro un pensiero, un’emozione, una riflessione, uno spaesamento.